“Mantenendo ben saldi i requisiti dell’ evangelicità  e dell’ ecclesialità, le confraternite continueranno ad essere scuole popolari di fede vissuta e fucine di santità”

Benedetto XVI  

 

Cenni storici (a cura di Antonio Casertano)

Come tutti i Pii Sodalizi laicali sorti in epoca remota, anche la Confraternita di Sant’Antonio di Padova, sorse spontaneamente e con scopi sociali ben precisi. Secondo una ipotesi non del tutto azzardata, il culto e la devozione nell’allora “Casale di Casanova”, verso il glorioso sant’Antonio Padova, raggiunse il suo culmine nell’anno 1799, anno in cui, a Napoli, le truppe dei Sanfedisti capeggiate dal cardinale Fabrizio Ruffo, ottennero una schiacciante vittoria sulle truppe Giacobine capeggiate dalle milizie francesi che, in quell’anno avevano invaso gran parte del Regno di Napoli, tentando di instaurare anche tra le popolazioni del Meridione d’Italia le ideologie liberali scaturite dallo scoppio della Rivoluzione Francese (1789). Ad ogni modo, le milizie Sanfediste ottennero la vittoria proprio il 13 giugno 1799, vittoria che, il popolo partenopeo attribuì alla potente intercessione del Santo padovano. Non per caso infatti, l’anno successivo a questo evento, alcuni uomini pii e devoti del casale di Casanova e, precisamente nel distretto della parrocchia di Santa Croce, parte della diocesi di Caserta, decisero di riunirsi sotto forma di Confraternita per venerare al meglio il glorioso sant’Antonio di Padova. Giunse il 19 Luglio 1800, il tanto desiderato Regio Decreto da parte di Sua Maestà Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli, con il quale si accordava la Sanatoria sia sulla Fondazione del Sodalizio, che sulle relative Regole che dovevano guidare la vita dei nuovi confratelli laici. Agli inizi dello svolgimento delle attività da parte dei confratelli, questi si riunirono prima in un altare (non identificato) presso la chiesa parrocchiale di Santa Croce, poi in un locale all’interno della Caserma Borbonica. Soltanto tra il 1803 e il 1804, l’allora Priore della Confraternita chiese “umilmente” a Sua Maestà il re di poter erigere una cappella propria, in cui riunirsi e celebrare le sante messe, in modo da non arrecare disturbo alcuno nella chiesa parrocchiale. Le regole dettate dallo Statuto, prevedevano principalmente “Le opere di carità e di mutuo soccorso tra gli associati”, senza tuttavia emarginare gli ultimi. Altro scopo assai importante che, contraddistinse in generale, tutte le Confraternite laicali, fu quello della “pietosa cura dei defunti”. Ancora oggi, infatti, è possibile ammirare, sotto la chiesa dell’Arciconfraternita, un ipogeo o terra santa, luogo suggestivo dove veniva data degna sepoltura ai confratelli defunti. Per incrementare il prestigio e per aumentare il numero degli aggregati alla Confraternita, i confratelli desiderarono essere affiliati alla Venerabile Arciconfraternita di Sant’Antonio di Padova in Roma (detta anche del “Gonfalone”), usufruendo in questo modo anche delle indulgenze e delle benedizioni pontificie in determinati periodi dell’anno. Fu così che, il 6 novembre 1824, attraverso una lettera testimoniale, la Confraternita di Casagiove venne aggregata a quella di Roma. L’elevazione al prestigioso rango di “Arciconfraternita” si ottenne soltanto nel 1920, previo riconoscimento sia dell’Autorità Ecclesiastica che dell’Autorità Civile. In passato, i confratelli, nel corso delle celebrazioni pubbliche, indossavano il tradizionale abito di “rito”, formato da un camice bianco stretto alla vita da un cingolo color viola, il tutto ornato da una mozzetta color porpora con frange dorate e da una fascia color azzurro. Dopo circa trent’anni di gestione commissariale, indetta dalla Curia vescovile di Caserta, nel 2008 l’Arciconfraternita è risorta con rinnovato spirito di evangelizzazione, contando un buon numero di aggregati. La rinascita della Arciconfraternita antoniana fu voluta grazie al prodigarsi materiale e spirituale del parroco e padre spirituale don Lorenzo Maggetto e grazie alla sinergia di un gruppo di uomini ferventi devoti di sant’Antonio. Oltre al rinnovamento spirituale, il Pio Sodalizio è stato protagonista anche di un rinnovamento materiale, con il totale cambio dell’abito di rito. Infatti, l’attuale “divisa” dei confratelli è caratterizzata da: camicia bianca, pantaloni marroni, scarpe marroni, il tutto ornato da un lungo mantello color porpora e frange dorate e da un medaglione sorretto da un cordone color azzurro.

 

 

Arciconfraternita di Sant’Antonio di Padova

Fondata con Regio Decreto del 19 luglio 1800

inscritta col n° 313 al R.P.G. Prefettura CE

Codice Fiscale: 93014940618

Via Santa Croce n° 24 

81022 Casagiove (Caserta)

info: confraternitas.antonio@virgilio.it

Commissario vescovile: don Silvio Verdoliva

 

(i confratelli dell’Arciconfraternita in abito di rito, durante una solenne processione cittadina)

 

 

                                                                                                                                                                                  (I confratelli in “posa” con il nuovo abito di rito, pronti per partecipare alla solenne processione del loro Santo)